In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema delle nuove frontiere dello shopping contemporaneo, ponendo particolare attenzione alle due modalità emergenti esplose in maniera preponderante negli ultimi anni, Webrooming e Showrooming. Ora riprendiamo in mano i dati analizzati dalla società di marketing Koeppel Direct per capire meglio come sono cambiati i comportamenti dei consumatori nel momento di acquistare un prodotto, su che piattaforma preferiscono operare, store digitale o fisico, cosa preferiscono comprare e perché.
Partiamo dall’analisi della tendenza in un certo senso più “tradizionale” ma in grande crescita anche in Italia, in linea con tutti i Paesi tecnologicamente più avanzati, quella del Webrooming. Questa pratica consiste in una prima fase di ricerca di informazioni, analisi dei prodotti da acquistare e comparazione dei prezzi online per poi finalizzare l’acquisto nel negozio fisico.
Il 47% degli utenti intervistati da Koeppel Direct afferma di scegliere tale processo soprattutto per poter risparmiare sulle spese di spedizione, mentre per il 42% in questo modo si può controllare online se il prodotto è disponibile prima di acquistarlo al negozio, ed evitare così spostamenti inutili. E nonostante l’apparente scomodità di doversi recare in un negozio, questa pratica viene apprezzata dal 23% degli intervistati proprio perché la consegna e il possesso sono immediati, senza attese. Anche per questo motivo i settori per cui si fa più affidamento su questa modalità di acquisto sono gli elettrodomestici (58%), elettronica di consumo (54%) e l’abbigliamento (49%).
Un altro luogo comune da smentire viene dall’analisi demografica dei consumatori che, se da un lato conferma la predilezione dei Baby Boomers con un solido 30%, d’altra parte mette in luce come le nuove generazioni apprezzino positivamente il fatto di fare shopping “come una volta” nei negozi fisici, in modo particolare i Millennials e la Generazione X, rispettivamente con il 46% e il 43%. Più diffidenti appaiono i rappresentanti della Generazione Z, con un comunque significativo 34%.
Le cose cambiano, però, quando si parla di Showrooming, la pratica cioè di verificare di persona in un punto vendita un prodotto e poi acquistarlo online, prediletta dal 39% dei giovani della Generazione Z, seguiti dai loro fratelli maggiori Millennials e Generazione Z con il 32% e 29%. Evidentemente meno pratici, o meno assuefatti, di e-commerce e digitale sono I Baby Boomers che si fermano solo al 18%.
In questo caso la motivazione principale che spinge a scegliere questa pratica è, per il 46% dei soggetti coinvolti, il fatto di poter vedere e toccare un prodotto prima di acquistarlo. Chi preferisce l’acquisto online inoltre pensa che sia più facile rendere la merce (37%) e che sia più facile ottenere un prezzo migliore (36%). Non è un caso quindi, da un punto di vista generazionale e merceologico, che i settori per i quali funziona meglio lo Showrooming sono intrattenimento, elettronica di consumo e giochi, con percentuali dal 55 al 50%. Settori in cui gli utenti possono scegliere tra innumerevoli store digitali che presentano gli stessi prodotti di massa e riuscire, così, a spuntare prezzi e condizioni più favorevoli.